giovedì 8 ottobre 2009

IL BRANCO, esempi

p. 676. se liberiamo undici lupi di diversa provenienza nella steppa, dopo breve tempo si formerà un branco ben strutturato. Per fare ciò, i lupi non hanno bisogno di nessuna guida: il codice del loro cervello indica cosa bisogna fare: dice al più debole che deve offrire la gola al più forte, e dice al più forte che deve controllare il proprio istinto di mordere e non azzannare, per un branco di undici è più forte di un branco di nove; dice come va suddivisa la preda; dice quando inizia e finisce il momento di accoppiarsi; dice come si debba allevare ed educare la prole.
Quando la mia amica ed io decidemmo di dividere la casa e tutte le spese, avevamo un cane e un gatto. Poi, arrivò un altro gatto con la sua femmina. Poi, il maschio ebbe un harem composto anche dalle femmine dei vicini. I gatti e il cane formarono un gruppo. Quando conoscemmo le Leggi di Hamer, provammo ad applicarle e diventammo un branco. Ancora adesso, a distanza di venticinque anni, gli animali sono cambiati, abbiamo due cani e due gatti; ma dormiamo tutti assieme, nello stesso letto. Se uno di noi non sta bene nella notte, siamo tutti svegli, tutto il branco si fa vicino, con leccatine, coccoline, ronronment. Se uno si alza, metà del branco di solito lo segue.
Il branco ha scelto la sua gerarchia. In principio c'era il maschio destrimane dominante: Tato, un breton francese, che ebbe la sua compagna: Trudy, una grifoncina di Bruxelles. E Milù, che era, disse il veterinario, autistica. Quando il Tato morì, Trudy patì un conflitto di identità e divenne, per un certo periodo, maschile, scacciando i maschi, sollevando la gamba per segnare il territorio, saltò un calore. Poi, risolse e riprese il ciclo; si fece quasi coprire da un maschio e pochi giorni dopo trovammo An-nour: la gatta bianca. Era piccola e affamata, Trudy produsse del latte ( la veterinaria non credeva ai propri occhi! ) e allattò An-nour; poi, venne Polly: la cocherina nera. Il branco è stabile ora: Trudy è la femmina destrimane, il capo; Milù è abbastanza guarita, non scappa più quando ci sono estranei, interagisce con l'ambiente; An-nour e Polly sono mancine, sottomesse. Noi? Noi, a tratti siamo considerate capi o gregari.. dipende dal contesto.

mercoledì 7 ottobre 2009

2.2 – La relazione fra modelli comportamentali e conflittuali, e foglietti embrionali

p. 91. Il conflitto biologico si decide nell’istante della DHS, ossia in quel secondo si definisce il conte-nuto conflittuale sul cui binario a sua volta corre tutto il restante conflitto biologico.

p. 95. L’uomo sente e percepisce in realtà secondo regole biologiche arcaiche e avverte pure conflitti biologici mentre crede di pensare in modo distaccato dalla natura. Viviamo un terribile dilemma. Se seguiamo i modelli di comportamento che la natura ci ha dato, ci troviamo forzatamente nella situa-zione di dover accettare ogni tipo di svantaggio sociale che ci porterebbe alla rovina. Se invece se-guiamo le norme create per noi dai politici, dai giuristi e dalla chiesa, che per lo più sono contrarie al nostro codice arcaico personale, allora andiamo a finire nel conflitto drammaticamente già pro-grammato.

p. 99. Se una persona vive una DHS, a livello inconscio associa il contenuto del conflitto biologico sca-tenato dalla DHS ad un ambito biologico concettuale, come ad esempio all’ambito del rapporto “ma-dre/bambino”, o all’ambito “territorio”, o all’ambito “acqua”, o “paura nucale”, o “stima di sé”, o altri ambiti ancora.

p. 100. Il nostro inconscio sa fare distinzioni precise: mai una svalutazione di sé nella sfera sessuale (es. “rammolito!”) causa osteolisi delle vertebre cervicali, bensì sempre osteolisi del bacino, con con-seguente [un cosiddetto, rg] cancro osseo del bacino nella fase di riparazione. Mai un conflitto di sva-lutazione di sé nell’ambito rapporto madre/bambino (“madre snaturata!”) causerebbe osteolisi del bacino, ma sempre un’osteolisi della testa dell’omero sinistro (nelle destimani).

p. 116. [Il programma speciale biologico e sensato, rg] è una opportunità biologica per restare in competizione; in altre parole, se un individuo non supera per lungo tempo il metodo di selezione in-flessibile dalla natura all’interno di un determinato ambito, viene eliminato dalla competizione. In questo metodo di selezione, gli “organi vecchi” sono meno esposti di quelli “recenti” perché hanno i loro relè nel paleoencefalo e sono indispensabili per la vita, sebbene quelli dei relè di territorio han-no una fase di soluzione talvolta molto pericolosa.

2.1 - La relazione psiche – cervello (centrale e dell’organo) – organo

p. 64. Tutti gli esseri viventi hanno un cervello dell’organo, ma solo gli animali e fra questi l’uomo hanno in più un cervello centrale, nel cervello, che non è diverso da quello d’organo, ne è un com-plemento e un supplemento.

p. 66. Psiche cervello centrale e cervello d’organo organo

p. 219. Tutte le cellule degli organi sono collegate fra di loro e così pure ogni nucleo delle cellule, os-sia ogni loro minicervello è collegato con tutti gli altri minicervelli del corpo. Possiamo considerare la somma di questi minicervelli come un secondo cervello, ossia il cervello d’organo.

p. 77. Il nostro organismo funziona così: la psiche è il programmatore, il cervello è il computer e il corpo è la macchina. Il sistema risulta ancora più affascinante perché il computer [ad ogni nuova e-sperienza,rg] crea da sé una nuova parte del programmatore (psiche) da cui a sua volta viene ripro-grammato.

p. 100. Ad ogni ambito concettuale biologico appartiene un preciso relè nel cervello, che in caso di malattia chiamiamo “focolaio di Hamer”. Ogni ambito concettuale biologico ha dunque un “proprio relè”. Nell’istante della DHS, particolari codici vanno dal focolaio di Hamer all’organo che è correlato a questo focolaio di Hamer. Si può quindi dire che ogni focolaio di Hamer ha il “proprio organo”. Così l’evento ai tre livelli è un solo evento, con un decorso sincrono dal focolaio di Hamer all’organo, con la differenza di una frazione di secondo.

p. 67. Il sincronismo dei tre livelli. Se constatiamo un sintomo organico (quel che chiamiamo comu-nemente malattia) allora dobbiamo renderci conto che tutto l’organismo è percorso da un sintomo corrispondente, dunque anche sul piano psichico, sul piano del cervello centrale e di quello dell’organo.

p. 71. La predeterminazione del sistema. La questione affascinante è che questo sistema è predeter-minato. Se conosciamo bene uno dei tre livelli, possiamo dedurre e determinare precisamente gli altri due.

p. 71. [Più precisamente,rg] a partire dalla conoscenza precisa di uno dei tre livelli, conoscendo an-che solo pochi altri dati, come il sesso della persona, se è mancina o destrimane, giovane o vecchia, possiamo effettivamente determinare lo stato degli altri due livelli.

p. 76. Il ritmo uniforme. Quindi, tutto avviene sempre simultaneamente sui tre livelli e con ritmo uni-forme.

p. 84. Leggi dimostrabili. La NM non è una dottrina fideistica, ma una visione biologica globale, in grado di essere provata scientificamente e riprodotta in ogni momento e per qualsivoglia caso.

p. 84. Il sistema è integrato. Persino la distinzione concettuale tra psiche, cervello e organo è acca-demicamente fittizia. In verità si tratta di un tutto unico e non si può sensatamente immaginare una cosa senza l’altra.

p. 104. Lavorare in vitro significa lavorare in provetta [in laboratorio, rg] ossia fuori dall’organismo vivente. A nessuno è stato possibile ancora provocare un cancro in un organo che sia stato separato dal cervello, ossia in una preparato d’organo. In vitro si possono in pratica coltivare solo dei sarcomi, ossia la proliferazione del tessuto connettivo […] perché ha in sé un impulso alla proliferazione per una rapida cicatrizzazione.

p. 394. Con i tre livelli (psiche, cervello e organo), si rende comprovabile e riproducibile la Nuova Medicina; i tre livelli costituiscono di fatto un sistema sovra-determinato: se conosco bene anche solo un livello (ad esempio quello psichico dei conflitti biologici), sono in grado di dedurre e determinare gli altri due livelli.

p. 347. La terapia. Andrebbe distinta a tre livelli: 1. Livello psichico, terapia pratico-psichica con sano buon senso; 2. Livello cerebrale, osservando il decorso e la terapia delle complicanze cerebrali; 3. Livello organico, terapia delle complicanze negli organi.

p. 348. Anche se occorre restare sempre ben consapevoli del fatto che nel nostro organismo tutto avviene contemporaneamente, dunque in modo sincrono. Quindi, in futuro nessun paziente potrà più essere curato da uno specialista: uno per l’anima, uno per il cervello e uno per gli organi. Ma da un team che abbia esperienza globale e mai altrimenti.

2. Ambiti di coordinazione - Introduzione

p. 83. Nella NM abbiamo due grandi ambiti di coordinazione. Il primo comprende la correlazione tra psiche-cervello-organo; il secondo la correlazione fra modelli comportamentali e conflittuali in rela-zione ai corrispondenti foglietti embrionali.


p. 83. Possiamo però anche considerare un terzo ambito di coordinazione più vasto, a livello cosmico, comprendente da una parte vari modelli comportamentali e conflittuali in senso più lato (famiglia, stirpe, orda, branco, gregge, eccetera) e da un’altra parte la crescita e l’evoluzione simbiotica con le altre razze, specie e creature dell’universo, durante milioni di anni.

sabato 26 settembre 2009

1. Annotazioni dal testamento - Introduzione

p. 52. Io stesso mi sono ammalato nel 1978 di cancro ai testicoli, quando mio figlio Dirk fu ferito mortalmente nel sonno da un principe – che voleva sparare premeditatamente ad un medico romano – e morì fra le mie braccia, quasi quattro mesi dopo.

p. 88. Tutto ebbe inizio con la morte di mio figlio Dirk che, colpito a morte da un principe italiano di fronte all’isola di Cavallo, vicino alla Corsica, all’alba del 18 agosto del 1978, in condizioni terribili, morì fra le mie braccia nella clinica universitaria di Heidelberg quasi quattro mesi più tardi, il 7 dicembre del 1978. Mi ammalai allora di un teratoma (teratocarcinoma) interstiziale del testicolo destro. Cercai di oppormi all’intervento proposto dai medici di Tubinga, ma l’istologico al congelatore evidenziò il tumore e dopo la convalescenza decisi di indagare a fondo sulla mia supposizione, ossia che mi fosse accaduto qualcosa di rilevante a livello corporeo dopo la morte di mio figlio, poiché prima di allora non ero mai stato seriamente malato.

p. 88. L’occasione si presentò nel 1981, quando iniziai a lavorare come primario internista presso la clinica oncologica